...meditare nel silenzio.
Testimonianza di Serena
Comunità di Sant'Egidio di Firenze
1 Gennaio 2014


Da molti anni ogni sabato sera con i miei amici della Comunità usciamo per le piazze e le stazioni di Firenze per incontrare chi non ha casa e dorme per strada, portando una cena calda e fermandoci a parlare con loro. Le persone che incontriamo ogni settimana sono uomini, donne, anziani, giovani, italiani, stranieri, tutti accomunati dall'essersi trovati soli di fronte a una difficoltà più o meno improvvisa, una malattia, la perdita del lavoro o degli affetti più cari.

Il cibo, le bevande calde e le coperte che portiamo loro, rispondono al primario bisogno di nutrirsi e di scaldarsi. Ma la nostra presenza nei luoghi dove vivono questi poveri, risponde anche all'esigenza più profonda, anche se forse meno evidente, di essere considerati pienamente persone, con la propria storia, il proprio nome, la propria dignità. Con le nostre cene per strada abbiamo l'ambizione di costruire, con pazienza e fedeltà, dei legami di affetto con persone rifiutate da tutti. I gesti semplici dell'amicizia e del rispetto, come imparare il nome di ciascuno, salutare con cortesia, fermarsi a parlare, festeggiare i compleanni anche in mezzo alla strada, spezzano il disprezzo che circonda questi poveri.

Nell'amicizia con chi vive per strada abbiamo sempre cercato di non cedere a quella che Papa Francesco ha definito "la cultura dello scarto", cioè considerare l'altro solo per il suo valore in termini di utilità.

Le persone che vivono per strada non hanno niente. E in termini di utilità non hanno nessun valore. Nell'amicizia con loro abbiamo riscoperto il valore della gratuità. Proporci per primi come amici, ci ha mostrato il valore di una vita spesa per ciò che oggi ci appare come un grande tesoro: l'amicizia gratuita, fedele e appassionata che dà coraggio e cambia la vita. Con l'amicizia la vita cambia davvero e quello che sembra impossibile si realizza: uscire da questa condizione di estrema povertà è possibile.

Chi dorme per strada spesso vive una rassegnata disperazione, sa bene che da solo infatti è praticamente impossibile cambiare vita. Ci vuole qualcuno che restituisca loro la fiducia di un futuro diverso e che creda nella loro capacità di farcela. Ci vuole tempo, pazienza, tenacia, ma è possibile e lo abbiamo visto nelle storie di tanti amici della stazione. Penso a Luciano che, dopo anni vissuti alla stazione centrale di Firenze, con tanta amicizia e un piccolo aiuto, ha trovato il coraggio di riallacciare i rapporti con la famiglia ed è tornato a vivere con la sorella. Penso a Eric, solo e malato, che abbiamo aiutato a curarsi. Per gratitudine,una volta sistemato in una casa, ha iniziato lui ad aiutare gli anziani del suo qquartiere, facendo loro visita e accompagnandoli alla Messa. L'amicizia dà coraggio e cambia la vita.

Ma vorrei dire che anche la nostra vita è cambiata nel farci coinvolgere personalmente e umanamente da questi incontri. Abbiamo scoperto che voler bene a un altro è la dignità della vita di ogni uomo; che la felicità non si trova nell'accumulare per sé ma nell'aiutare un altro ad essee felice. Abbiamo imparato a non cedere al pessimismo, a non rassegnarci mai, ma asognare e a costruire un futuro migliore, pernoi, per i poveri e per la nostra città.

[Testimonianza del 1 Gennaio 2014 durante la Marcia della "Comunità di Sant'Egidio" in occasione della "Giornata Mondiale della Pace"]